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LA COALIZIONE EGIZIANA PER I DIRITTI UMANI SULLA COP27 1400 firme da 86 paesi

La COP27 è alle porte, vogliamo una sfera pubblica aperta e il rilascio di tutte le persone detenute arbitrariamente in Egitto

In vista della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2022 (COP27), che si terrà nella località turistica egiziana di Sharm El Sheikh dal 7 al 18 novembre 2022, le organizzazioni, i gruppi e gli individui firmatari esprimono grande preoccupazione per la situazione dei diritti umani in Egitto e, in particolare, per le restrizioni imposte dal governo in materia di libertà di espressione, di associazione e di riunione pacifica, che rischiano di compromettere il successo di un vertice sul clima inclusivo e partecipativo.

La promozione della giustizia climatica richiede un approccio inclusivo e olistico alla politica ambientale che integri i diritti umani e affronti i problemi sistemici, tra cui le ingiustizie sociali, le cui radici affondano nella storia dei popoli e dei Paesi, la distruzione ecologica, gli abusi del settore privato, la corruzione e l’impunità, nonché la disuguaglianza sociale ed economica. In tutto il mondo, le voci più forti che si sono levate per contrastare questi problemi sistemici e favorire un’azione climatica più significativa e ambiziosa provenivano dalla società civile.

Appoggiamo l’appello del Relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti alla libertà di riunione pacifica e di associazione: il contributo della società civile deve essere riconosciuto, pubblicamente e ai più alti livelli, come essenziale per il progresso dell’azione per il clima e della giusta transizione verso modelli sociali ed economici sostenibili. Sottolineiamo inoltre l’importanza del diritto alla libertà di espressione e d’informazione indipendente per promuovere l’impegno a contrastare gli effetti avversi della crisi climatica.

Ricordiamo che un’azione climatica efficace non è possibile senza una sfera pubblica libera. In qualità di Paese ospite della COP27, l’Egitto rischia di compromettere il successo del vertice se non affronta con urgenza le restrizioni arbitrarie alle libertà fondamentali della società civile.

Chiediamo all’Egitto di garantire che le organizzazioni della società civile, gli attivisti e le attiviste e le comunità tutte possano partecipare in modo significativo a tutte le discussioni e le attività sullo sviluppo e l’attuazione delle politiche sul clima e sulla transizione equa, a tutti i livelli decisionali, e senza temere rappresaglie. Le autorità devono mettere in atto processi trasparenti e inclusivi per garantire che tutti e tutte, comprese le donne, le popolazioni indigene e le comunità locali, i lavoratori e le lavoratrici, le e i giovani, i bambini e le bambine, le persone con disabilità e altri gruppi che subiscono emarginazione o discriminazione, abbiano le stesse opportunità di partecipare efficacemente al processo decisionale sul clima.

Chiediamo inoltre all’Egitto di porre fine ai procedimenti giudiziari contro gli attivisti, le attiviste e le organizzazioni della società civile, e di garantire libertà alla società civile – compresi i difensori e le difensore dei diritti umani – per lavorare senza temere intimidazioni, molestie, arresti, detenzioni o qualsiasi altra forma di rappresaglia, anche attraverso il rilascio dei difensori e delle difensore dei diritti umani ingiustamente incarcerati, la revoca dei divieti di viaggio e il congelamento dei beni imposti arbitrariamente, nonché la chiusura di tutti i casi giudiziari a sfondo politico contro gli attivisti e le attiviste presi di mira per il loro impegno per i diritti umani.

L’accesso all’informazione è fondamentale per una partecipazione efficace. A tal fine, chiediamo alle autorità egiziane di porre immediatamente fine al blocco arbitrario dei siti web e di garantire l’accesso all’interno del Paese alle centinaia di media indipendenti, alle organizzazioni per i diritti umani e ad altri siti web oscurati. Chiediamo inoltre l’immediato rilascio di tutti i giornalisti e le giornaliste che sono stati imprigionati solo per aver svolto il proprio lavoro, e la fine delle restrizioni ai media cartacei e digitali.

Siamo consapevoli del fatto che un piccolo numero di giornalisti/e, difensori/e dei diritti umani e altre persone che detenute arbitrariamente sono state rilasciate negli ultimi mesi, le quali tuttavia restano sottoposte ad altra misure cautelari e di sorveglianza arbitrarie. Esortiamo le autorità egiziane a rilasciare immediatamente e senza condizioni tutte le persone detenute semplicemente per aver esercitato pacificamente i propri diritti umani, applicando i criteri stabiliti dalle ONG locali per questi rilasci: equità, trasparenza, inclusione e urgenza.

I preparativi per la COP27 si svolgono sullo sfondo di una crisi dei diritti umani in corso e profondamente radicata in Egitto. Le autorità egiziane hanno utilizzato per anni leggi draconiane, tra cui ricordiamo quelle in materia di terrorismo, sui crimini informatici e sulla società civile, per soffocare ogni forma di dissenso pacifico e soffocare la sfera pubblica.

Evidenziamo che, sotto l’attuale governo del Presidente Abdel Fattah al-Sisi, migliaia di persone continuano a essere detenute arbitrariamente senza alcuna giustificazione legale, a seguito di processi gravemente iniqui, o solo per aver esercitato pacificamente i propri diritti umani.

Migliaia di persone sono regolarmente detenute per periodi prolungati durante il corso dei processi, sulla base di accuse false di terrorismo e minaccia alla sicurezza nazionale. Tra le persone detenute arbitrariamente ci sono decine di giornalisti e giornaliste presi di mira per il loro lavoro nell’ambito dell’informazione, utenti dei social media rei e ree di aver condiviso contenuti critici online, donne condannate con accuse legate alla moralità per aver realizzato video Tik Tok, e membri di minoranze religiose accusati/e di blasfemia.

I prigionieri e le prigioniere sono detenuti in condizioni che violano il divieto assoluto di tortura e altri maltrattamenti e, da quando il presidente Abdel Fattah al-Sisi è salito al potere, centinaia di persone sono morte in custodia tra le denunce di negligenza sanitaria e altri abusi. L’Egitto detiene un triste primato per le esecuzioni capitali, con 107 esecuzioni nel 2020 e 83 nel 2021, e almeno 356 persone condannate a morte nel 2021, molte delle quali a seguito di processi gravemente iniqui, spesso celebrati presso tribunali d’emergenza.

La diffusione dell’impunità ha permesso negli anni che le forze di sicurezza egiziane potessero sempre più spesso compiere esecuzioni extragiudiziali e altre uccisioni illegali, sparizioni forzate e torture, senza temere conseguenze.

Le autorità egiziane devono adottare misure significative per affrontare la crisi dei diritti umani, compresa la rimozione delle misure che soffocano la sfera pubblica, ovvero mettendo fine alla repressione del dissenso pacifico.

Organizzazioni firmatarie:

  1. Association for Freedom of Thought and Expression (AFTE)
  2. Cairo Institute for Human Rights Studies (CIHRS)
  3. Committee for Justice (CFJ)
  4. Egyptian Front for Human Rights (EFHR)
  5. Egyptian Initiative for Personal Rights (EIPR)
  6. EgyptWide for Human Rights
  7. El Nadeem Center Against Violence and Torture
  8. Refugees Platform in Egypt (RPE)
  9. Sinai Foundation for Human Rights
  10. The Egyptian Commission for Rights and Freedoms (ECRF)
  11. The Freedom Initiative (FI)
  12. Egyptian Human Rights Forum

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